NEWSLETTER n. 2-2025


01/04/2025

NEWSLETTER n. 2-2025

01 aprile 2025

UN LINGUAGGIO AMPIO E RISPETTOSO

Il ruolo del linguaggio nell’emancipazione e nella creazione di una società equa

Il linguaggio è uno strumento potente : con le parole possiamo illuminare, abbattere muri e creare connessioni, oppure, al contrario, possiamo rinforzare pregiudizi e disuguaglianze.

Ogni frase, ogni parola scelta è un pezzo del mondo che costruiamo insieme . Non ci limitiamo a parlare di linguaggio inclusivo – un termine che suggerisce ancora uno squilibrio tra chi include e chi viene incluso.

Puntiamo a un linguaggio ampio , capace di accogliere la molteplicità delle esperienze umane, senza ridurle a etichette o stereotipi.

Immagina il linguaggio come un tessuto: ogni parola è un filo che, intrecciandosi agli altri, può creare trame ricche e accoglienti , oppure gabbie rigide. Scegliere le parole con attenzione è un atto rivoluzionario, una forma di responsabilità sociale che crea relazioni più autentiche e paritarie. È un invito a ripensare i nostri schemi, a fare spazio, a celebrare le differenze senza sottolinearle inutilmente.

MarketingMettiamoci in dubbio. Chiediamoci sempre: possiamo rendere più ampio, accogliente e rispettoso il nostro messaggio? Questo è il punto di partenza e il più complesso, perché richiede di cambiare abitudini consolidate.

Diamo visibilità al femminile. L’italiano non ha il neutro ma declina al maschile e al femminile, cosa che a differenza di altre lingue comporta alcune difficoltà per mantenere un linguaggio equilibrato rispetto al genere . Ci sono tanti modi per evitare il maschile sovraesteso, una convezione linguistica che riflette altri tempi e sensibilità. Possiamo declinare al maschile e al femminile ( Care e cari), usare perifrasi ( vd. sotto) oppure usare altri segni grafici convenzionali, come * e schwa ( ə). Cerchiamo comunque di ridurre l’utilizzo di questi due nella comunicazione sui canali esterni perché poco leggibili, in quanto simboli, alle persone con disabilità. Inoltre, è importante utilizzare i femminili professionali , che sono corretti e riconosciuti dalla lingua italiana, per dare visibilità alla presenza delle donne in ambiti storicamente dominati dagli uomini. Tuttavia, rispettiamo sempre le scelte individuali : ogni persona deve poter decidere come definirsi.

Adottiamo un linguaggio neutro rispetto al genere. Quando possibile, usiamo formule impersonali, perifrasi o termini ambigenere ( per esempio "persona"). Se questo appesantisce troppo il testo, scegliamo l’alternativa più naturale. L’obiettivo è rivolgersi a tutte le persone, qualunque sia il loro riconoscersi nello spettro del genere .

Evitiamo stereotipi e pregiudizi. Alcune frasi comunemente accettate veicolano giudizi negativi su gruppi sociali, contribuendo a perpetuare stigma e stereotipi. Cerchiamo alternative rispettose e soprattutto non viziate da bias inconsapevoli.

Non enfatizziamo differenze non rilevanti. Se etnia, nazionalità o altre caratteristiche non sono pertinenti, non menzioniamole . Una buona norma che i nostri media ancora non hanno del tutto imparato.

Chiediamo e approfondiamo. Se abbiamo dubbi su come una persona si definisce, cerchiamo di capirlo o chiediamolo direttamente, in maniera educata. Mettersi in ascolto è essenziale.

Linguaggio ampio anche in ambito visivo. La comunicazione non verbale, come immagini, grafiche e video, deve rappresentare le differenze in maniera ampia, evitando stereotipi e bias impliciti.

Troviamo il giusto equilibrio. Un linguaggio ampio e rispettoso non deve diventare una prigione. Manteniamo la nostra sensibilità senza perdere leggerezza e spontaneità. Soprattutto, diamo il tempo a chi ancora non lo usa, o non è avvezzo, di imparare a conoscerlo e frequentarlo, usando la cura e l’ ascolto – e non l’intransigenza – per diffondere questo stile comunicativo al di fuori dei nostri confini.

La responsabilità è collettiva. La trasformazione del linguaggio è un processo dinamico che coinvolge tutte le persone. Ognuno ha un ruolo nel renderlo più equo e rappresentativo della realtà.

 

Lo sdoppiamento di genere

Lo sdoppiamento di genere ( es. gli uomini e le donne, gli studenti e le studentesse) può essere uno strumento efficace per garantire inclusività, ma la sua applicazione dipende dal contesto comunicativo.

Linee guida sull’ uso dello sdoppiamento:

  • Testi normativi o ufficiali:

Preferire lo sdoppiamento nei bandi di concorso, regolamenti o documenti che richiedono una chiara ottemperanza alle norme sulla parità di genere.

Esempio: L’annuncio di lavoro è rivolto a candidati e candidate.

  • Testi informativi o modulistica:

Limitare lo sdoppiamento per evitare una perdita di leggibilità.

Esempio: I/le dipendenti possono accedere al portale aziendale.

  • Comunicazioni informali:

Valutare l’utilizzo dello sdoppiamento o di alternative inclusive più sintetiche ( es. le persone candidate invece di i candidati e le candidate).

Strategie per rendere neutro rispetto al genere il linguaggio

  • Riformulazione con nomi collettivi o funzioni:

Gli advisor → il team di consulenza.

  • Uso di perifrasi:

Un progetto per i consulenti → Un progetto per chi lavora nella consulenza.

Benvenuto nella nostra newsletter → Ti diamo il benvenuto

  •  Forme impersonali:

I dipendenti devono compilare il modulo → Il modulo va compilato.

Simmetria nell’ uso dei ruoli, nomi e cognomi:

  • Se un uomo è chiamato direttore Mario Rossi, una donna sarà chiamata direttrice Anna Bianchi, mai ( assolutamente mai) Signorina/Signora Anna.
  • Se si usa il cognome ( Rossi) per l’uomo, lo stesso approccio sarà adottato per la donna ( Bianchi).
  • Se il nome di battesimo è utilizzato in un contesto informale per un uomo, sarà così anche per una donna ( Mario e Anna).

Alcune espressioni di uso comune possono perpetuare stereotipi e stigmatizzare gruppi sociali. Sostituire queste frasi con alternative rispettose e neutrali aiuta a promuovere una comunicazione più equa e consapevole.

Evitare le espressioni oggettivizzanti che inseriscono l’articolo “LA” davanti ai cognomi di donna (“La Meloni”, “La Von der Leyen”). Solo a Milano è uso dialettale farlo ( e infatti si fa anche con il maschile).

Disabilità e accessibilità

  • Evitare termini riduttivi, negativi o che contengono un giudizio implicito: invece di "soffre di una disabilità", dire "persona con disabilità", evitare “diversamente abile” o espressioni come “costretto/a in carrozzina”.
  • Non definire mai le persone solo in base a questa specifica caratteristica: il linguaggio “ person first” invece di "il disabile", usa "la persona con disabilità".
  • Ci sono alcune persone che rientrano nell’ambito dell’attivismo che preferiscono al contrario usare un linguaggio “ disability first” come rivendicazione identitaria e politica. Come si fa a saperlo? Anche qui, ci si mette in ascolto.
  • Evitare espressioni abiliste : "sei cieco?" per indicare distrazione, oppure "sei sordo?" per mancanza di attenzione.

Origine e appartenenza culturale

  • Evitare di sottolineare l’ etnia se non rilevante: invece di "ingegnere cinese", dire semplicemente "ingegnere", a meno che il contesto non lo richieda.
  • Usare i termini corretti per le identità culturali: dire "persona rom" invece dell’espressione stigmatizzante, non “persona di colore” ma “persona nera”.
  • Non usare il termine "straniero" in modo escludente : preferire "persona di origine [nazionalità]" o "cittadino di [Paese]".
  • Le  generalizzazioni supportano gli stereotipi. “I neri hanno il ritmo nel sangue” è un esempio abbastanza innocuo, ma sappiamo che spesso le generalizzazioni veicolano pregiudizi negativi.

Orientamento Sessuale e Identità di genere

  • Rispettare i pronomi scelti dalla persona: se incerto, chiedere in modo educato. Nei form da compilare offrire la possibilità di non indentificare il proprio genere.
  • Non usare il termine "omosessuale" in maniera generica, se non si è certi dell’orientamento di genere e sessuale preferire "persona LGBTQ+".
  • Evitare stereotipi o riduzioni : invece di "coppia gay", dire semplicemente "coppia" se il contesto non richiede la specificazione.
  • Si dice persona trans, oppure donna trans oppure uomo trans. Nominare il deadname ( cioè il nome della persona prima della transizione) è pratica da evitare sempre e comunque. Anche qui il mondo del giornalismo deve imparare ancora molto.